La coordinazione genitoriale nelle separazioni conflittuali: finalità, funzione e ambiti di applicazione

Coordinamento, Genitorialità

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La coordinazione genitoriale nelle separazioni conflittuali si configura come un intervento specialistico extragiudiziale destinato alla gestione delle situazioni di elevata conflittualità tra genitori separati o divorziati. Essa nasce per garantire l’effettività della responsabilità genitoriale condivisa e la tutela dell’interesse superiore del minore, laddove la sola applicazione formale delle decisioni giudiziarie si riveli inadeguata a contenere la disfunzionalità relazionale tra i genitori.

Definizione e contesto normativo

La coordinazione genitoriale nella separazioni conflittuali è un processo strutturato e assistito da un professionista terzo, qualificato e imparziale, che opera con l’obiettivo di facilitare la comunicazione tra i genitori, supportare l’attuazione delle decisioni relative alla prole e, se necessario, formulare proposte operative su specifici aspetti della genitorialità. Tale figura, benché non espressamente normata in Italia, si è consolidata nell’ambito della prassi giudiziaria, soprattutto nei tribunali per i minorenni e nei contesti in cui si affianca ai servizi sociali e alla mediazione familiare.

Finalità dell’intervento

Le principali finalità della coordinazione genitoriale nelle separazioni conflittuali sono:

  • Supportare la gestione congiunta della responsabilità genitoriale, anche in presenza di forte ostilità;
  • Contenere il conflitto genitoriale per limitarne l’impatto psicologico sul minore;
  • Prevenire o ridurre la cronicizzazione delle controversie, favorendo soluzioni operative tempestive;
  • Garantire la continuità relazionale del minore con entrambe le figure genitoriali, in linea con il principio di bigenitorialità sancito dalla legge 54/2006.

Ambiti di applicazione

La coordinazione genitoriale si attiva tipicamente nei casi in cui:

  • vi siano ripetute violazioni degli accordi o delle disposizioni del giudice in materia di tempi di frequentazione, spese o comunicazioni scolastiche e sanitarie;
  • sia evidente l’incapacità dei genitori di comunicare in modo costruttivo, con ricadute sulla qualità della genitorialità esercitata;
  • sussistano comportamenti di strumentalizzazione del minore o di alienazione parentale, tali da pregiudicare il diritto del figlio a mantenere rapporti significativi con entrambi i genitori.

Funzione e strumenti operativi

Il coordinatore genitoriale:

  • Agevola il dialogo e la cooperazione tra i genitori, proponendo modalità comunicative efficaci e improntate al rispetto reciproco;
  • Monitora l’attuazione degli accordi e interviene per chiarire dubbi interpretativi o risolvere impasse decisionali;
  • Può proporre modifiche puntuali agli accordi genitoriali, sempre subordinatamente alla convalida del giudice, qualora si dimostrino necessarie per il benessere del minore;
  • Favorisce l’adozione di routine condivise, stabili e prevedibili per il figlio, al fine di contenere il disorientamento derivante dalla discontinuità delle pratiche educative.

Esiti attesi e limiti

L’intervento di coordinazione genitoriale, se condotto con rigore metodologico e in sinergia con le istituzioni competenti, contribuisce a:

  • ridurre il ricorso alla giustizia per controversie esecutive;
  • depotenziare la conflittualità cronica, restituendo ai genitori una dimensione di corresponsabilità;
  • preservare il benessere del minore, proteggendolo dall’esposizione diretta al conflitto.

Tuttavia, la coordinazione genitoriale non è indicata nei casi di violenza domestica, abuso o grave squilibrio relazionale, per i quali è necessario attivare interventi protettivi e terapeutici specifici.

In un contesto in cui la conflittualità genitoriale rappresenta una delle principali fonti di rischio evolutivo per i minori, la coordinazione genitoriale si propone come strumento prezioso per trasformare una genitorialità disfunzionale in una genitorialità cooperativa e protettiva. Non si tratta di una mediazione, né di una terapia familiare, ma di un intervento pragmatico e centrato sulla realtà quotidiana del figlio. Il successo dell’intervento dipende non solo dalla competenza del coordinatore, ma anche dalla disponibilità dei genitori ad assumersi le proprie responsabilità e ad agire in funzione del superiore interesse del minore.


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