I gruppi di parola: dare voce ai figli nella separazione dei genitori

I gruppi di parola: dare voce ai figli nella separazione dei genitori

Nelle situazioni di separazione o divorzio, i figli vengono spesso travolti da cambiamenti e tensioni che non riescono a comprendere né a esprimere. Per questo motivo, sempre più servizi sociali, scuole e centri di mediazione familiare offrono uno strumento specifico e strutturato: il gruppo di parola per bambini e ragazzi.

Che cos’è un gruppo di parola?

Il gruppo di parola è uno spazio protetto e facilitato, rivolto a bambini e adolescenti i cui genitori sono separati o in via di separazione. Si tratta di un intervento breve e a cadenza regolare (generalmente 4-6 incontri), condotto da professionisti formati (psicologi, pedagogisti, assistenti sociali), che si propone di:

  • dare voce ai vissuti dei minori;
  • ridurre il senso di solitudine e colpa;
  • promuovere la resilienza e il benessere emotivo.

Gli incontri si svolgono in piccoli gruppi omogenei per età, con attività che combinano parola, gioco, disegno e narrazione.

A cosa serve il gruppo di parola?

Il gruppo di parola non è né una terapia né un momento scolastico, ma un luogo neutrale in cui i bambini possono condividere esperienze, emozioni e domande, confrontandosi con altri coetanei che vivono situazioni simili. Spesso i bambini trovano conforto nel sentirsi “meno soli” e nel sapere che altri provano le stesse paure, rabbie o confusioni.

Attraverso la guida dei facilitatori, i partecipanti imparano a nominare ciò che sentono, a riformulare i propri pensieri e a trovare nuove modalità per affrontare il cambiamento.

Perché è importante il gruppo di parola?

Studi ed esperienze in tutta Europa dimostrano che i gruppi di parola:

  • diminuiscono l’impatto emotivo negativo della separazione;
  • migliorano la comunicazione tra figli e genitori;
  • prevengono sintomi di disagio (ansia, isolamento, somatizzazioni);
  • rafforzano l’autostima e la capacità di adattamento dei minori.

Il gruppo di parola, in sintesi, aiuta i figli a mettere ordine dentro di sé, restituendo loro uno spazio di ascolto e legittimità. E, indirettamente, aiuta anche i genitori a comprendere meglio i bisogni reali dei loro figli.

Quando i genitori si separano, è fondamentale ricordare che i figli non sono semplici “testimoni” del cambiamento, ma protagonisti silenziosi che meritano di essere ascoltati. Il gruppo di parola è uno strumento prezioso per restituire loro una voce, uno spazio e una nuova prospettiva, trasformando un evento critico in un’occasione di crescita.

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L’impatto dei social media sulle dinamiche relazionali di coppia

L’impatto dei social media sulle dinamiche relazionali di coppia

Negli ultimi anni, l’impatto dei social media sulle dinamiche relazionali di coppia è diventato un tema centrale per chi si occupa di relazioni interpersonali, sociologia e psicologia della comunicazione. Le piattaforme digitali non solo mediano la comunicazione tra partner, ma contribuiscono attivamente alla costruzione dell’identità di coppia, influenzando emozioni, comportamenti e aspettative. Analizzare l’impatto dei social media sulle dinamiche relazionali di coppia significa comprendere come la tecnologia stia ridefinendo l’intimità, la fiducia e la gestione del conflitto.

Comunicazione costante e connessione continua

Uno dei primi effetti osservabili dell’impatto dei social media sulle dinamiche relazionali di coppia è la possibilità di mantenere una comunicazione costante, anche in assenza di prossimità fisica. WhatsApp, Telegram e altri strumenti di messaggistica consentono alle coppie di essere connesse 24 ore su 24, favorendo la costruzione di una “presenza simbolica” che riduce la distanza e aumenta il senso di appartenenza. Tuttavia, l’impatto dei social media sulle dinamiche relazionali di coppia in questo ambito non è sempre positivo: l’eccesso di interazioni può generare aspettative irrealistiche e senso di invasione.

Condivisione di contenuti e complicità digitale

Un altro aspetto importante dell’impatto dei social media sulle dinamiche relazionali di coppia riguarda la funzione ludica e la condivisione di contenuti. Meme, reel, video o suggerimenti per attività diventano occasioni per esprimere complicità, condivisione di interessi e affetto. Instagram, ad esempio, agisce da spazio semi-pubblico dove la coppia può manifestare una forma moderna di intimità. In questo senso, l’impatto dei social media sulle dinamiche relazionali di coppia si esprime nella capacità di favorire una connessione non solo comunicativa, ma anche simbolica ed emozionale.

Controllo, gelosia e dinamiche disfunzionali

Non si può parlare dell’impatto dei social media sulle dinamiche relazionali di coppia senza affrontare i risvolti negativi. L’accessibilità costante ai profili social del partner può generare sentimenti di gelosia, controllo e sospetto. L’“ultimo accesso”, i “like” sospetti, o i messaggi letti e non risposti sono esempi di come l’impatto dei social sulle dinamiche relazionali di coppia possa innescare ansia relazionale e comportamenti ossessivi. In molte relazioni, i social diventano strumenti di monitoraggio che mettono in crisi la fiducia reciproca.

Esibizionismo relazionale e performance di coppia

Un altro effetto significativo dell’impatto dei social media sulle dinamiche relazionali di coppia è l’uso delle piattaforme per costruire un’immagine pubblica della relazione. Le coppie pubblicano foto, dichiarazioni e momenti condivisi per mostrare felicità e armonia. Questa tendenza, spesso definita “coppia performativa”, riflette l’impatto dei social media sulle dinamiche relazionali di coppia in termini di pressione sociale e costruzione di un’identità relazionale ideale, a volte distante dalla realtà.

Durante la pandemia: i social come surrogato del contatto

Nel periodo del lockdown, l’impatto dei social media sulle dinamiche relazionali di coppia è stato ancora più evidente. Con l’impossibilità di incontrarsi fisicamente, le piattaforme digitali sono diventate l’unico mezzo per mantenere vivo il legame. Videochiamate, messaggi vocali e interazioni quotidiane hanno permesso di sostituire, almeno temporaneamente, la relazione face-to-face. Questo scenario ha confermato che l’impatto dei social media sulle dinamiche relazionali di coppia può essere anche profondamente positivo, se supportato da una base relazionale solida.

L’impatto dei social media sulle dinamiche relazionali di coppia è multidimensionale: essi possono rafforzare il legame affettivo, ma anche amplificare fragilità preesistenti. Essere consapevoli del modo in cui i social influenzano la coppia è fondamentale per gestire in modo sano la relazione. In un’epoca in cui la comunicazione è pervasiva e continua, riflettere su l’impatto dei social media sulle dinamiche relazionali di coppia significa interrogarsi su come mantenere un equilibrio tra connessione digitale e autenticità emotiva.

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Introduzione

Essere il genitore collocatario comporta una serie di responsabilità e sfide che possono generare un significativo stress e un elevato carico mentale. Questa condizione si verifica quando, a seguito di una separazione o di un divorzio, uno dei due genitori assume il compito principale di gestire la quotidianità del figlio, con tutto ciò che ne consegue a livello organizzativo, emotivo e psicologico. Il peso di questa responsabilità può avere conseguenze significative sulla salute mentale del genitore, aumentando il rischio di ansia, depressione e burnout. La consapevolezza di queste dinamiche e la ricerca di strategie adeguate per gestire il carico mentale sono essenziali per garantire il benessere del genitore e, di conseguenza, del bambino.

Il Carico Mentale del Genitore Collocatario

Il genitore collocatario si trova a dover affrontare molteplici impegni contemporaneamente, che spaziano dalla gestione della casa e delle attività scolastiche del figlio, alla necessità di conciliare il lavoro con le responsabilità familiari. L’aspetto emotivo gioca un ruolo centrale, poiché il genitore spesso si trova a dover mediare tra le esigenze del bambino e quelle dell’ex partner, cercando di mantenere un equilibrio stabile e rassicurante per il minore. Il senso di solitudine può diventare opprimente, soprattutto quando il supporto dall’altro genitore è scarso o inesistente. In molte situazioni, il genitore collocatario si trova a dover gestire non solo la propria emotività, ma anche quella del figlio, che potrebbe manifestare stress o difficoltà legate alla separazione.

Le Conseguenze Psicologiche dello Stress Prolungato

Il costante sovraccarico di responsabilità può portare a sintomi di stress cronico, tra cui affaticamento mentale, irritabilità e difficoltà di concentrazione. A lungo termine, questa condizione può sfociare in disturbi d’ansia o depressivi, compromettendo la qualità della vita del genitore e, indirettamente, il benessere del bambino. Il fenomeno del burnout genitoriale, caratterizzato da una sensazione di esaurimento fisico ed emotivo, è una realtà comune tra i genitori collocatari che non dispongono di un adeguato supporto. L’assenza di momenti di riposo e la costante pressione nel dover prendere decisioni per il benessere del figlio possono aggravare ulteriormente il quadro psicologico.

Strategie per Gestire lo Stress e il Carico Mentale

Affrontare il peso delle responsabilità quotidiane richiede l’adozione di strategie mirate per ridurre il carico mentale. Una delle soluzioni più efficaci consiste nel creare una rete di supporto composta da familiari, amici e professionisti che possano offrire un aiuto concreto nella gestione delle responsabilità quotidiane. L’organizzazione del tempo e la definizione di priorità sono fondamentali per evitare di sovraccaricarsi di impegni eccessivi. È importante anche riconoscere i propri limiti e accettare che non tutto può essere gestito alla perfezione. Prendersi del tempo per sé stessi, anche solo per brevi momenti di relax, aiuta a mantenere un equilibrio psicologico sano. In alcuni casi, rivolgersi a uno psicologo o a gruppi di supporto per genitori può fornire strumenti utili per affrontare le difficoltà in modo più efficace.

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Il ruolo del padre nella società contemporanea: evoluzione, funzione e centralità affettiva

Il ruolo del padre nella società contemporanea: evoluzione, funzione e centralità affettiva

Il ruolo del padre ha subito, negli ultimi decenni, una profonda trasformazione. Il ruolo del padre da figura tradizionalmente associata all’autorità e al sostegno economico della famiglia sta progressivamente assumendo un ruolo sempre più relazionale, affettivo e partecipativo nella vita dei figli.

Questa evoluzione è particolarmente significativa nel contesto delle separazioni e delle nuove configurazioni familiari, dove il ruolo paterno diventa cruciale per garantire la continuità affettiva, educativa ed evolutiva del minore.

Dal padre distante al padre coinvolto

Nel modello patriarcale classico, il padre era percepito come figura normativa, distante, incaricata di impartire regole e garantire la disciplina. L’accudimento e la relazione affettiva con i figli erano invece prerogativa quasi esclusiva della madre.

Con l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro, i cambiamenti culturali e le riforme del diritto di famiglia (come la legge 151/1975 e la 54/2006), si è progressivamente affermato il concetto di paternità condivisa, fondata su responsabilità equivalenti e sul riconoscimento del padre come figura affettiva ed educativa, non solo funzionale.

La funzione paterna: identità, autonomia e limite

Secondo la letteratura psicologica e psicoanalitica, la funzione paterna è strutturante per lo sviluppo del bambino.

Essa non si limita alla presenza fisica, ma rappresenta il ponte simbolico tra il nucleo familiare e il mondo esterno, favorendo:

  • il processo di separazione-individuazione del figlio dalla madre;
  • la costruzione dell’identità e dell’autostima;
  • l’interiorizzazione del senso del limite e delle regole sociali;
  • lo sviluppo di relazioni paritarie e rispettose.

La presenza paterna “sufficientemente buona” – come direbbe Winnicott – rappresenta un fattore protettivo nello sviluppo emotivo del minore, contribuendo a consolidare un attaccamento sicuro e differenziato.

Il padre nelle separazioni: presenza, ostacoli e valorizzazione

Nel contesto delle separazioni e dei divorzi, il padre rischia ancora oggi, nonostante l’affidamento condiviso sia il principio generale, di essere marginalizzato. Come documentato da molte ricerche, la residenza prevalente presso la madre, le difficoltà relazionali tra ex partner e la persistenza di stereotipi culturali, possono ostacolare l’effettiva esercitazione del ruolo paterno.

In tali situazioni, è fondamentale promuovere:

  • la co-genitorialità, intesa come collaborazione responsabile tra genitori separati;
  • la mediazione familiare per superare i conflitti e ristabilire un dialogo centrato sul benessere del figlio;
  • l’utilizzo di strumenti come la coordinazione genitoriale per garantire il rispetto delle responsabilità condivise e il diritto del minore alla bigenitorialità reale.

Padri e cura: un cambiamento irreversibile

Oggi i padri sono sempre più presenti fin dalla nascita del figlio: partecipano al parto, ai colloqui scolastici, si occupano della cura quotidiana, costruiscono relazioni affettive profonde, basate sulla reciprocità e sull’empatia. Non si tratta di una “sostituzione” del ruolo materno, ma di una ridefinizione dei ruoli genitoriali in chiave paritaria.

Questo cambiamento, tuttavia, richiede un adeguamento culturale e istituzionale: leggi più eque, tribunali sensibili al valore della relazione padre-figlio, servizi territoriali capaci di accogliere e sostenere la nuova paternità, e una società che riconosca e valorizzi la presenza del padre non solo come “opzionale”, ma come necessaria.

La figura paterna, lungi dall’essere un ruolo accessorio, rappresenta un pilastro educativo, affettivo e identitario per lo sviluppo dei figli. Riconoscerne il valore, soprattutto nelle situazioni familiari complesse, significa garantire ai bambini e ai ragazzi una crescita equilibrata, ricca di riferimenti e significati.

Nel tempo della “società liquida”, in cui i legami sono fragili e i ruoli sfumati, la paternità consapevole e presente è uno dei punti fermi su cui costruire relazioni familiari autentiche e generative.

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La dipendenza da videogiochi: quando il virtuale prende il posto del reale

La dipendenza da videogiochi: quando il virtuale prende il posto del reale

I videogiochi rappresentano una forma di intrattenimento sempre più diffusa tra giovani e adulti. Tuttavia, quando il gioco diventa un’ossessione, si trasforma in un problema serio, compromettendo le relazioni, il lavoro e la salute mentale. La dipendenza da videogiochi: quando il virtuale prende il posto del reale è una condizione riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che ha inserito il “gaming disorder” nell’ICD-11 nel 2019, definendolo una vera e propria malattia.

Ma quali sono i segnali che indicano che il gioco sta diventando una dipendenza? E quali sono le conseguenze psicologiche e relazionali di questo fenomeno?

La dipendenza da videogiochi: quando il virtuale prende il posto del reale – Come riconoscerla?

La dipendenza da videogiochi si manifesta con una serie di comportamenti compulsivi e ossessivi che portano la persona a trascorrere ore davanti allo schermo, trascurando la propria vita reale. Secondo i criteri diagnostici dell’OMS, per identificare un disturbo da gaming devono essere presenti almeno 5 dei seguenti sintomi:

  1. Forte preoccupazione per il gioco, con pensieri costanti sull’attività videoludica.
  2. Isolamento sociale quando non è possibile giocare, mostrando irritabilità o ansia.
  3. Bisogno di aumentare progressivamente il tempo di gioco per ottenere soddisfazione.
  4. Tentativi fallimentari di ridurre l’uso del videogioco o smettere di giocare.
  5. Perdita di interesse per altre attività, come sport, studio, lavoro o relazioni sociali.
  6. Continuazione del gioco nonostante le conseguenze negative, come problemi di salute o conflitti familiari.
  7. Menzogne sul tempo trascorso a giocare, per nascondere il problema agli altri.
  8. Uso del gioco come strumento per regolare emozioni negative, come stress, tristezza o ansia.
  9. Compromissione delle relazioni interpersonali e del rendimento scolastico o lavorativo.

Quando la dipendenza da videogiochi prende il posto del reale, la persona vive un progressivo distacco dalla realtà, fino a preferire il mondo virtuale alle interazioni concrete.

Dipendenza da videogiochi e psicologia: il bisogno di evasione

Perché alcune persone sviluppano una dipendenza dai videogiochi mentre altre riescono a giocarci in modo equilibrato? La risposta si trova nella psicologia del giocatore. La dipendenza da videogiochi: quando il virtuale prende il posto del reale è spesso il risultato di un meccanismo di fuga da problemi emotivi e difficoltà relazionali.

Molti giocatori compulsivi usano il videogioco come:

  • Un rifugio dalla realtà, per evitare situazioni stressanti o frustranti.
  • Una fonte di autostima, dove possono sentirsi competenti e realizzati, soprattutto se nella vita reale si percepiscono insicuri.
  • Un modo per riempire un vuoto affettivo, compensando la mancanza di legami significativi.

Le dinamiche dei giochi online, in particolare gli MMORPG (Massively Multiplayer Online Role-Playing Games), favoriscono questo meccanismo di dipendenza. In questi giochi, i giocatori costruiscono personaggi virtuali, stringono relazioni con altri utenti e vivono avventure che danno un senso di appartenenza e di identità. Tuttavia, tutto questo può portare a una progressiva alienazione dalla vita reale, con conseguenze disastrose sulle relazioni interpersonali.

La dipendenza da videogiochi: quando il virtuale prende il posto del reale nella vita di coppia

Uno degli ambiti più colpiti dalla dipendenza da videogiochi è la vita di coppia. Un partner dipendente dai videogiochi trascorre la maggior parte del tempo libero davanti allo schermo, sottraendo tempo e attenzione alla relazione. La dipendenza da videogiochi: quando il virtuale prende il posto del reale si traduce nella mancanza di momenti condivisi, nella riduzione della comunicazione e, nei casi più gravi, nell’isolamento emotivo.

Alcuni effetti negativi che la dipendenza da videogiochi può avere sulla coppia includono:

  • Mancanza di tempo di qualità, con il partner che si sente trascurato.
  • Diminuzione della complicità e dell’intimità, sia emotiva che sessuale.
  • Discussioni e conflitti frequenti, legati alla frustrazione di chi si sente ignorato.
  • Perdita del desiderio sessuale, perché il giocatore preferisce dedicare tempo al videogioco piuttosto che al rapporto con il partner.

Secondo studi sulla soddisfazione coniugale, le coppie più felici sono quelle che trascorrono il loro tempo libero insieme, condividendo passioni ed esperienze. Tuttavia, chi soffre di dipendenza da videogiochi tende a isolarsi, a trascurare il partner e a mettere il gioco al primo posto, compromettendo l’equilibrio della relazione.

Le “gamer widows”: donne trascurate da mariti dipendenti dai videogiochi

Un fenomeno sempre più diffuso è quello delle “gamer widows”, ossia le donne sposate con uomini che dedicano gran parte del loro tempo ai videogiochi, trascurando la relazione e i doveri coniugali. La dipendenza da videogiochi: quando il virtuale prende il posto del reale si traduce in una condizione simile alla vedovanza, in cui la moglie si sente sola, ignorata e frustrata.

Le gamer widows hanno iniziato a confrontarsi su forum e gruppi di auto-aiuto, raccontando le loro esperienze con partner totalmente assorbiti dai videogames. Dai loro racconti emergono alcune problematiche comuni:

  • Abbandono della cura della casa e dei figli.
  • Diminuzione o assenza di rapporti sessuali.
  • Sensazione di solitudine e rabbia verso il partner e il gioco.
  • Difficoltà di comunicazione e aumento dei litigi.

Molti matrimoni finiscono proprio a causa della dipendenza da videogiochi, tanto che questa motivazione è sempre più citata nelle cause di divorzio.

Come affrontare la dipendenza da videogiochi?

La dipendenza da videogiochi può essere superata con un percorso di consapevolezza e supporto psicologico. La dipendenza da videogiochi: quando il virtuale prende il posto del reale, ma è possibile riprendere il controllo della propria vita con alcuni passi fondamentali:

  1. Riconoscere il problema → Accettare di avere una dipendenza è il primo passo per cambiarla.
  2. Stabilire limiti di tempo → Impostare un massimo di ore da dedicare ai videogiochi per evitare eccessi.
  3. Ritrovare interessi nel mondo reale → Dedicarsi ad attività sociali, sportive o creative per bilanciare il tempo trascorso davanti allo schermo.
  4. Ricostruire le relazioni affettive → Dedicare tempo di qualità alla famiglia e al partner, rafforzando il legame emotivo.
  5. Chiedere aiuto professionale → Un percorso di terapia può essere utile per affrontare la dipendenza e le sue cause profonde.

La dipendenza da videogiochi: quando il virtuale prende il posto del reale, ma si può recuperare la propria vita

I videogiochi non sono un male in sé, ma quando il loro uso diventa incontrollato, possono avere conseguenze devastanti sulla salute mentale e sulle relazioni. La dipendenza da videogiochi: quando il virtuale prende il posto del reale può trasformare il gioco da svago a ossessione, ma con il giusto supporto è possibile ritrovare un equilibrio e recuperare una vita piena e soddisfacente.

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